Eugenio Cecconi
(Livorno, 1842 – Firenze, 1903)
Nasce a Livorno da una famiglia borghese, che lo avvia agli studi in Giurisprudenza a Pisa. Eugenio completa tali studi, pur manifestando sin da subito una predilezione per l'arte e la pittura in particolare; negli anni dell'università va a bottega e prende lezioni di pittura a Pisa e a Firenze. La famiglia non pare sostenere del tutto la sua passione, tanto che Eugenio potrà dedicarsi unicamente alla pittura soltanto dopo la morte del padre nel 1865.
Parte volontario nella III Guerra d’Indipendenza del 1866, al rientro torna a Livorno. Frequenta il critico Diego Martelli a Castiglioncello, punto di incontro dei pittori “macchiaioli”, grazie ai quali si dedica alla pittura della natura dal vero, resa con grande attenzione per la luce e sapienti capacità nel disegno.
Dal 1873 vive nella campagna pisana e viaggia spesso in Maremma, seguendo la passione per la natura, gli animali e la soprattutto la caccia che è continuo stimolo per l'opera pittorica, tanto che Cecconi sarà lungamente identificato principalmente come pittore di soggetti venatori.
Altro suo tema ricorrente sono le popolane e contadine, raffigurate con fedeltà ma senza fini di denuncia sociale, come accade in altri artisti del suo tempo. Dal 1877 abita a Torre del Lago (Lucca), poi dal 1881 a Firenze, ma rimane legato alla città natale dove nel 1886 espone con successo alla Prima esposizione di Belle Arti in Livorno.
Dal 1891 si dedica alla critica d’arte e alla scrittura di racconti, soprattutto di caccia, molti dei quali raccolti nel volume postumo "Fra le carte di Eugenio Cecconi" (Firenze, 1906).